RIVISTE CARTACEE | ULTIME PUBBLICAZIONI
A NOVEMBRE 2024 IN LIBRERIA
L'inquietudine ritmica
Critica letteraria | Poesia
A partire dall'Infinito leopardiano, considerato uno spartiacque perché ― come mette in evidenza una straordinaria rilettura ritmica ― anticipa le soluzioni del verso libero portando in superficie un'inquietudine tutta novecentesca, nei 21 saggi sull'inquietudine ritmica ed esistenziale l'autore identifica i ritmi propri dei poeti sviluppando un continuo confronto con le forme chiuse della tradizione poetica italiana.
Caratterizzate da rigore espositivo, le pagine di analisi testuale e metrica, grazie anche allo stile utilizzato, sfiorano spesso un altro genere letterario, il vero e proprio racconto: data questa doppia modalità di lettura (manuale di metrica e stilistica per exempla
o sequenza di 'cronache poetiche' a partire dai testi scelti), L'inquietudine ritmica dell'In(de)finito
e altri saggi sulla poesia contemporanea è un libro di critica letteraria intrigante e divertente. (Dalla quarta di copertina)
...l’audacia di un critico
Francesco Muzzioli
...un ideale percorso
Federico Migliorati
Il Quaderno privato dello haiku di Heinrich Hinata Nakamura, strutturato per sequenze (Haiku dell'anno in cui morì Masaoka Shiki, Haiku contro il Terzo Reich, Haiku del dopoguerra e del 'ritorno' in Giappone) è un libro raro e rarefatto nella sua essenzialità, un reportage per flash illuminanti, quali sono gli haiku, che intreccia storia e biografia, anzi più biografie: quella immaginaria dell’autore e quelle di uomini e donne che hanno esperito la follia nazista (sopravvissuti e no allo Zyklon B, alla marchiatura dei numeri sul braccio…). Attraverso frammenti di esistenza, Buonofiglio e Longo ci restituiscono un’essenziale narrazione di fatti cruciali della storia della prima metà del XX secolo con il colpo d'occhio malinconico e al contempo ironico del poeta.
Critica letteraria
Saggi e articoli critici su riviste cartacee
Elio Pagliarani, nella Ragazza Carla , trasforma il verso in serialità ritmica —ch'è uno dei tratti distintivi dell'epoca industriale—, assemblando materiali letterari di tutti i tipi, vecchi e nuovi. Pagliarani fa la raccolta poetica differenziata: recupera “spazzatura” lirica, materiali di scarto della tradizione, e li riutilizza creando una n(u)ovissima forma espressiva. La fusione di scorie ritmiche e nuovi sound, portata a termine in un'Officina Poetica d'avanguardia, è perfetta perché, come vedremo, dietro la struttura irregolare del poemetto polimetro, composto prevalentemente di versi lunghi, c'è un preciso modello astratto di riferimento, ben oliato dalla tradizione...
I due testi della Vicinelli analizzati nel presente saggio, I fondamenti dell'Essere e Non sempre ricordano (poema epico), rappresentano due mondi conflittuali che si riflettono l'uno nell'altro intersecandosi e respingendosi (come Terra onirica e City caotica). La lingua di Non sempre ricordano è sperimentale; ma è anche, allo stesso tempo, arcaica (si notino alcuni aspetti prelogici del linguaggio: la scomposizione del testo in fonemi, il ricorso a unità sonore prodotte dalla frantumazione sillabica, le frequentissime interiezioni, le onomatopee in perfetto stile futurista ecc.). In Non sempre ricordano, dunque, acquista grande importanza la parola deformata, spezzata e ridotta a puro suono istintivo e ancestrale (con valenze espressionistiche)...
E la poesia è, per Patrizia Cavalli, un'espressione della libertà della parola e del libero pensiero rispetto al modello biologico–meccanico rappresentato dal corpo e dagli organi preposti al linguaggio, anche se è ingabbiata in schemi e ritmi tradizionali non superabili a livello conscio. In L'“angelo labiale”, per esempio, subito dopo l'apparizione dell'angelo i versi si stabilizzano prendendo la forma dell'endecasillabo canonico di 6ª...
Il Gruppo 63 è stato istituzionalizzato? Le opere che ha prodotto sono diventate, a cinquant'anni di distanza, delle semplici merci riciclate dall'industria culturale? Il problema se l'era già posto all'inizio uno degli esponenti più lucidi del gruppo, Edoardo Sanguineti (1930-2010), in un saggio intitolato Sopra l'avanguardia, apparso su «Il Verri», n. 11, datato 1963 (notate la data!). Edoardo Sanguineti è tra i primi ad avvertire che «anche l'arte d’avanguardia finisce per cadere nel circolo del consumo, e entra nel “museo”» (Giulio Ferroni).
All'interno dei versi, la vocale «e» rappresenta le vele delle barche, ossia il veleggiare, la libertà e ciò è suggerito anche visivamente (la consonante elle suggerisce all'occhio l'alberatura delle barche, tutte in fila): le vele le vele le vele. La vocale «o» rappresenta invece l'elemento opposto...
Un ritmo ternario, dunque, apre e chiude la lirica. Campana crea così un'attesa ritmica che viene però disattesa; non è infatti quella del trisillabo la melodia regina ("regina della melodia", v. 15). La Chimera è assente, anche nel ritmo. L'attesa della Chimera crea un'inquietudine, sia ritmica sia esistenziale, che raggiunge il livello massimo di tensione nella coda della lirica...
“Il lampo” è costruito con un meccanismo simile a quello dei componenti elettronici, che funzionano in on/off, cioè con le condizioni di acceso spento oppure di suono/pausa...
Il poeta ligure, negli anni in cui raccoglieva gli ossi di seppia sulle spiagge, coabitava poeticamente con D'Annunzio (il poeta grande che viveva nella stanza a fianco e che era meglio però non presentare agli amici)...
In Jucci si ritrovano alcuni gruppi di suoni, che generano i ritmi portanti all'interno dei testi e tendono a diventare anche dei raggruppamenti di “significato”. Le figure di suono, fondamentali in Jucci, non hanno mai una semplice funzione allitterativa o imitativa, ma tendono a organizzarsi anche secondo un “senso”. Da qui l'importanza, all'interno dei versi, della funzione fono–ritmica delle sillabe contro gli aspetti più propriamente “ritmici” legati agli ictus sillabici, tipici della versificazione tradizionale...
Magrelli inserisce, in alcuni casi, un verso “zeppa” fuori ritmo (un verso “black bloc” all'interno delle istituzioni metriche). Nel testo “Sangue Amaro” il “refrain” «Io faccio Sangue Amaro» è, per es., un settenario; ma l'aggiunta, nel penultimo verso, della forma riflessiva apparente (il «mi» che sottolinea la presenza dell'io) introduce un ictus “estraneo” trasformando il settenario «Io faccio Sangue Amaro» in un ottonario: «Io mi faccio il Sangue Amaro»...
L'intera silloge, che assorbe il titolo della ballata “Una scintilla d'oro a Castiglione Olona”, è costruita su un continuum temporale bidirezionale, su una timeline (linea del tempo) lungo la quale viene disatteso, più volte, il principio di causalità. Perché non è assolutamente certo ciò che accade prima e ciò che, invece, accade dopo...
Il verso lungo di Majorino è generalmente costruito su delle unità ritmiche di base che coincidono perlopiù con dei versi canonici. All'interno di questo le parole si respingono e si attraggono, mutano spesso forma come dei virus attaccando il sistema linguistico a tutti i livelli. Si creano così anche dei neologismi, delle “repliche” «similidissimili» di parole che tendono a prendere le distanze (anche tipografiche) dalle altre collocandosi, in maniera naturale, all'interno di unità ritmiche distinte o, al contrario, nella stessa unità...
Nel 2000 l’editriceI Dispari pubblica quattro volumi nella collana “Hacker”. Sono delle prove di “poesia concettuale” pura, a cura di Lelio Scanavini. I quattro volumi raccolgono poesie di: Umberto Eco (critico letterario e scrittore), Gherardo Colombo (magistrato), Roberto Formigoni (politico), Renato Dulbecco (scienziato). [...] Inutile dire che dietro le liriche c'è la mano abile di Lelio Scanavini: si tratta di un'operazione culturale, nella quale il poeta si nasconde dietro la figura del “curatore” e, utilizzando brani di discorsi e interviste di personalità pubbliche, continua anonimamente a produrre versi...
L'unione di “tucte” le creature è definitivamente frantumata ne Il mondo sia lodato: la visione religiosa di Francesco è confinata in uno spazio siderale lontanissimo...
Nella presente rilettura ritmica dell'“Infinito” si cercherà di misurare il sottile equilibrio tra lo schema metrico (che è sempre astratto) degli endecasillabi e il significato delle parole, perché in questa allucinazione linguistica leopardiana il senso e il ritmo dei versi non sono sincronizzati quasi mai, ma continuano ad oscillare creando nel lettore un effetto di straneamento linguistico, che diventa anche inquietudine esistenziale...
Accanto alla geometria (poetica) euclidea, utilizzata per calcolare i valori della poesia tradizionale, ci sono le nuove geometrie (poetiche) non euclidee, che consentono di aprire altre possibilità esistenziali e di esplorare nuove forme di scrittura...
In
Osare dire
(2016) di Cesare Viviani i versi tracciano una mappa nella quale è descritta , da una parte, la «casa» e,
dall'altra, a una certa distanza (a una distanza
n
che il poeta cerca di determinare), il «bosco». C'è quindi la «casa» e,
più in là, il «bosco»; e, tra la «casa» e il «bosco», è possibile seguire alcuni sentieri,
più o meno marcati...
Sentieri interpretativi segnalati: Propp, Heidegger, dantesco-letterario, psicanalisi, Sartre.
Il rapporto con la realtà esterna delle cose e con gli altri, esperito come allontanamento e distanza (ed è ciò che accadeva in Osare dire), viene ora problematizzato attraverso una riflessione sul tempo, che non è solo personale e privato perché l' imperfetto fabulativo è anche un tempo letterario...
In Gëzim Hajdari è visibile uno sforzo sempre maggiore, concentrato soprattutto nei libri
Spine nere
(2004) e
Maldiluna
(2005), di innestare la propria poesia e, perfino, la propria vicenda personale all'interno
delle esperienze letterarie italiane e, quindi, in ultima analisi, del Canone occidentale. Non è un caso che a questo
periodo risalga anche il
Poema dell’esilio
(2005), che è forse il libro contemporaneo che più si avvicina, per
intentio
alla
Divina commedia
di Dante.
[...]
Relativamente agli autori italiani, al momento non sono
stati ancora messi in evidenza e studiati a fondo, per la loro importanza, gli echi foscoliani e montaliani
all'interno delle opere di Gëzim Hajdari.
[...]
Gli echi letterari si intensificano moltissimo se leggiamo
“Dora Markus”; il confronto tra il testo montaliano e i versi di Hajdari vuole essere un piccolo
contributo allo studio delle opere hajdariane...
SI VEDA IN PARTICOLARE L’ULTIMO PARAGRAFO “ECHI FOSCOLIANI E
MONTALIANI NELLA POESIA DI HAJDARI CON UN ESEMPIO DI ANALISI: ‘DORA MARKUS’ ”, ALLE PAGG. 22-23.
Composta da episodi ambientati nella città di Frosinone («per le strade», «al negozio del pane», «in via del Cipresso», «al bar vicino casa», «davanti all’Accademia di Belle Arti»), la poesia che contiene il verso «Cresce dentro di me un uomo straniero» [titolo anche della raccolta] ha diversi tempi narrativi, a proposito dei quali è possibile osservare come la memoria hajdariana non sia completamente imbrigliabile nella logica grammaticale della narrazione biografica, perché il tempo, in questi versi, non scorre in maniera lineare; infatti, anche i racconti retti da verbi al passato prossimo (incluso l’incontro con giornalista, dove sopravvive il passato remoto) si concludono, come il primo e l’ultimo, con il presente indicativo che tende ad assumere una funzione gnomica (l’espressione «Cresce dentro di me un uomo straniero» ha quindi un valore di sentenza)…
Questo saggio è stato scritto su dei foglietti, in due o tre giorni, nei ritagli di tempo. Piegati, messi in tasca. Alcuni di questi sono andati perduti. Forse era il loro destino (tipografico). E forse nessuno si accorgerà che mancano. Ho messo dunque insieme i frammenti ritrovati, ho cercato di dar loro un ordine. Non so se ci sono riuscito. Non aveva senso cercare di ricostruire il saggio. Era nato così. Come non aveva senso cercare di ricostruire quei due o tre giorni della mia vita...
Un'immagine può essere esemplificativa per capire la distanza millimetrica che divide l'individuo dalla realtà: nella Creazione di Adamo della Cappella Sistina Dio crea l'uomo a propria immagine e “somiglianza”; se Dio è la realtà delle cose (lucrezianamente: la rerum natura) e Adamo è l'uomo, lo spazio della poesia è contenuto nella brevissima e infinita distanza tra le due dita che quasi si toccano: c'è quindi una «differenza ontologica», ma anche una somiglianza (Somiglianze è il titolo del primo libro, inizialmente intitolato Esterno), espressa da una distanza di millimetrica (Millimetri è appunto il secondo libro)...
Nella poesia di Maurizio Cucchi c'è una vera e propria “archeologia degli oggetti” (si pensi, per esempio, all'attenzione quasi maniacale rivolta verso gli oggetti nel Disperso, il suo primo libro); è una ricerca delle cose, recuperate attraverso la memoria, ma che restano comunque degli oggetti esterni (così come li percepiamo comunemente oggi), che in Vite pulviscolari (2009) si sviluppa in due direzioni temporali: la prima relativa alla biografia del poeta, tende a coincidere con un recupero memoriale degli oggetti dell'infanzia [...]; la seconda, dominata dalla nostalgia dell'“età del ferro”, è addirittura un'analessi che ci riporta (catapultandoci addirittura) nella preistoria, alle origini dell'avventura umana, con un rimando ideale alla “struttura originaria” degli oggetti...
Nella tassonomia del Bene morale viene superato il concetto di individualità e di naturalità (presente in Ovidio), ma anche di innaturalità e di peccato (come in Dante). Il concetto di colpa o, meglio, di responsabilità, in Calandrone è trasferito dall'individuo alla società, è quindi soprattutto una questione politica e morale (e il titolo Il bene morale mette in evidenza proprio questo aspetto)...
Contro l’idea della storia monumentale (e quindi di un “cimitero monumentale”) prospettata nei Sepolcri, Pasolini recupera e valorizza positivamente la parte ossianica del carme perché è proprio in questi endecasillabi che il poeta delle «ceneri» individua dei collegamenti con l'attualità e con la vita reale, ossia la «corporea, collettiva presenza» (VI, 16) del «popolo di animali» (VI, 20) che vive nelle periferie industriali…
Ma il rigore storico e la riproposizione della visione antropologica negativa che emerge dalle pagine di Tacito non è il risultato dell’applicazione a tavolino di un modello astratto (per quanto suggestivo), perché questo modello è declinato al presente: come accennato, [in Historiae] l’autrice seleziona e interpreta i fatti, ha gli occhi fissi su quello che sta accadendo. Ce lo spiega con straordinaria chiarezza nella poesia “Macchina” (la cui seconda parte è efficacemente riproposta sulla copertina della “bianca” Einaudi […]. "Macchina" è un testo paradigmatico; in esso l’autrice si muove «in parallelo» tra presente e passato: la prima parte (versi 1-9) contiene il riferimento all’antica Roma (si noti l’ambito semantico relativo all’attività bellica: l’«arto di ferro», l’«ariete», «un ordigno», «un artiglio» e la «machina» che rimanda ai marchingegni antichi attraverso una scrittura che sembra simulare lo stile delle “istruzioni per l’uso” della macchina per scrivere); la seconda parte (versi 10-17), invece, presenta una riflessione disincantata sul tempo che passa con un colpo d’occhio che coglie il senso dell’esistenza all’interno della “machina” della storia…
È in Dolore minimo che Vivinetto scopre l’altra mano prendendo coscienza che per dialogare con sé stessi e per aprirsi agli altri (direbbe Sartre) occorre anche l’altra mano o la mano dell’altro...
Questo articolo aggiunge ora alle acquisizioni degli studiosi una scoperta, l’individuazione all’interno della struttura dell’Alcyone e del diario ideale di un vero e proprio calendario reale: organizzando a tavolino la struttura definitiva del libro, a partire dalla suggestione, a mio parere di origine petrarchesca, di un diario giornaliero, d’Annunzio costruisce un calendario [...] nel quale a ogni giorno della stagione alcionia estiva corrisponde realmente una lirica...
Dantesca - Su alcuni 'vetri' e una 'terzina riflettente' del Paradiso
Leopardi ha ucciso Silvia? - Appunti dal Recanti Hospital
Ungaretti l'enigmista - Il poeta gioca con il lettore
Collocata a una distanza di sicurezza dalla definizione evocativa di Dante sciamano e, quindi, da eventuali interpretazioni esoteriche, l’analisi che segue è un contributo agli studi ritmici della Divina Commedia.
Critica letteraria
Saggi e articoli critici in formato digitale
Ulisse ha alzato le vele e naviga verso la sua petrosa Itaca, ora che il sole sta tramontando sul mare immergendosi tra le onde, e la tenebra giunge. E, all'improvviso, il marinaio sente un brivido, avverte che la maga sta scrutando l'orizzonte dalla spiaggia. Sente il sibilo, quasi impercettibile, della sua lingua…
Negli anni ’70, Scanavini dipinge, non scrive. È un desiderio di sintesi che nasce da una tensione alla semplificazione; ma è anche, al contempo, una reazione ai cromatismi descrittivi della lirica tradizionale. Le immagini della città sono bidimensionali, e dunque senza prospettiva; i colori appaiono puri, non sfumati [...]. Quello rappresentato è un mondo quasi concettuale, mentale, creato con un procedimento tecnico comune a molti artisti del secondo dopoguerra...
L'idea di eliminare, per quanto possibile, la figura “autoritaria” del critico (l'accezione non è negativa) è innovativa all'interno del panorama editoriale, ma presenta problemi pratici (come assemblare i materiali testuali? quale ordinamento preferire?) e teorici (quali testi accogliere? chi sceglie i testi?)...
Recensioni
Pubblicate su riviste cartacee
Che cos'è precisamente il vizio di sistema a cui allude, anche nel titolo, Amos Mattio? Il vizio si sistema è, innnanzitutto e perlopiù, l'indizio di un malfunzionamento esistenziale o di un vizio sistematico all'interno dei meccanismi umani. A tal proposito, nello storico dizionario del Tommaseo, alla voce Sistema si legge:“ Per sistema, è locuz. avverb. che vale: Per vizio, Per abitudine, Per deliberato proposito”. Com'è evidente anche dal lemma, vizio e sistema sono, in qualche modo, collegati l'uno all'altro. Non sono separabili...
La vita (di ognuno di noi) dipende dagli oggetti; e il disordine degli oggetti che ci circondano indica forse la presenza del lupo: per questo cerchiamo quotidianamente di fare ordine. Per nascondere a noi e agli altri che il lupo è passato…
Altre scritture
Testi creativi e racconti su riviste cartacee
L'ultima sigaretta è un ricordo di Andrea Camilleri, la frase conclusiva in siciliano è un adattamento dall'incipit del suo romanzo storico Il re di Girgenti, l’opera a cui teneva di più. Naturalmente, lo scrittore ha taciuto sulle sue preferenze letterarie durante l'interrogatorio condotto dal commissario Montalbano nella questura di Vigàta il 17 luglio 2019. Camilleri, riferiscono i giornali, ha lasciato l'ufficio pubblico alle ore 8:20 e si è allontanato accompagnato dai familiari.
Il dottore estrasse un foglio dal cassetto e iniziò a scrivere la lettera, che cominciava così: «Illustrissimo collega, le segnalo il caso di un paziente che si è presentato questa mattina nel mio studio affermando di chiamarsi Polifemo come il ciclope dell'Odissea. Il nome del paziente è Adolf H***, pittore di professione…». E mentre il giovane continuava a gesticolare l'oculista terminò la missiva, la firmò e sulla busta scrisse: Illustrissimo dott. Freud, Berggasse 19, 1090 Wien, Austria.
Il turista guardò attraverso il vetro del bar ‘O cafè niro© situato in un vicolo del centro storico: all’interno, sedute attorno ai tavolini, c’erano delle persone che chiacchieravano in coro, in posa come ll’anime ‘o Priatorio (la frase l’aveva letta nella guida turistica).
La forma dello haiku, in Nakamura, diventa un originale strumento per annullare le barriere linguistiche e interpretare il presente con gli strumenti dell’antica forma letteraria giapponese; è la natura stessa, sintetizzata negli haiku con i lievi e leggeri «disegni» (i kanji, gli ideogrammi) di piante e animali, che si ribella e reagisce alla guerra: le rane «gracchiano» e il bambù, come nel dipinto di Munch, «urla». [...] Sono chiare quindi le ragioni per le quali il libro di haiku, seguendo la sorte degli altri testi di Nakamura, non fu mai pubblicato in Germania durante il regime hitleriano o nella terra del Sol levante, neppure nel periodo postbellico [...]
Un segno rosso
sulla neve nel campo*
– non è il papavero.
* Lager, in tedesco, all’interno del testo giapponese.
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Togliere una chiocciola
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